Oggi vorrei sfatare un mito: quello sulle fortune gastronomiche che il mio Massi avrebbe grazie a me.
Nell'immaginario di molti infatti appare alquanto vantaggioso avere una moros moglie (imparerò mai?) che ha un blog, che ama cucinare e sperimentare, e che gli propina ogni genere di leccornia ad ogni pasto.
Non solo non è sempre così, ma quand'anche fosse non è tutt'oro quello che luccica e questi aspetti positivi portano anche qualche inconveniente. Del resto ogni medaglia ha il suo rovescio, no?
Al mio maritino è infatti richiesta una gran pazienza e talvolta arrivare a tavola può essere alquanto frustrante.
Mi riferisco in particolare a quando mi metto in testa che voglio fotografare una ricetta per poi pubblicarla.
Non tanto perché se la ricetta è complessa e non collaudata la cavia se la deve sorbire declinata in X versioni fino a che non me ne esco con la ricetta che ritengo più azzeccata.
Non tanto perché se la ricetta è semplice allora rischia di non vedersela preparare più perché mi metto a sperimentare tutt'altro.
Ma soprattutto perché non può toccare o assaggiare niente: "...perché c'è prima da fare la foto. Lo so!"
Massi nei weekend c'è abituato e spesso quindi chiede, salvo qualche
caso clamoroso, se può assaggiare, se ho già fatto le foto, se può spazzolare tutto.
E che sarà mai aspettare un attimo per due foto si potrebbe pensare?
Uhm... vediamo giusto un esempio tanto per rendere l'idea.
Ora immaginate che vi siate alzati prima delle sette di sabato mattina, abbiate fatto una bella colazione (con questi
biscotti integrali e un bel cappuccino), siate andati a lavorare nell'orto o ad allenarvi per la prossima gara che a confronto una maratona pare una passeggiatina col cane, non abbiate fatto alcuno spuntino, sia l'ora di pranzo, varcate la soglia di casa con una fame che vi sta dilaniando le interiora e respirate a pieni polmoni i profumi più celestiali, arrivate in cucina che vi sbranereste la qualunque e una tizia vi minaccia di non toccare niente perché "ha da fare le foto".
Ci scappa l'assalto alla diligenza, o no?
Al che di solito parte la mia perenne guerra con il tempo e con l'astuzia.
Generalmente gli faccio trovare qualcosa che gli plachi i morsi della fame, faccio la foto nel più breve tempo possibile, sia per non far raffreddare il piatto, che per sfamare il poveretto che mi sta accanto sbavando a più non posso.
Con queste lingue di gatto è stato più o meno così.
La ricetta era collaudata da tempo, per cui le avevo fatte a colpo sicuro poco prima di Natale. Le avevo fotografate al buio delle giornate corte ed erano venute una ciofeca e così questo weekend mi sono rimessa all'opera, anche perché mi piacciono tanto e le volevo pubblicare.
Nella stessa mattinata il mio Massi era uscito a bruciare le 8000 kcal suddette (esattamente all'opposto di me che in cucina avevo spiluccato a gogò) e rientrando in casa affamato all'impossibile aveva sentito il profumo di questi biscotti.
La sua sorpresa è stata duplice, sia perché come spesso sa, se la ricetta è collaudata è raro che la rifaccia nel giro di poco tempo (soprattutto se dolce), sia perché non si aspettava di trovare il profumo dei biscotti varcata la soglia.
Ha visto il set per cui non ha nemmeno dovuto chiedere se dovevo ancora fare le foto. Sapeva che non lo avrei accontentato.
Essendo un dolce e il pranzo praticamente pronto avrebbe potuto tranquillamente sgranocchiare qualcosa, farsi una doccia (così io avrei intanto fatto le foto) e poi mettersi a tavola e mangiare.
Ma avevo sottovalutato il potere del profumo delle lingue di gatto, che oramai aveva invaso la casa e rapito la sua mente.
Dal canto mio non c'erano scuse, le lingue di gatto s'avevano da fotografà! Lui aveva cibo, io un obiettivo nel doppio senso del termine.
Il furbetto però è riuscito a sfoderare la più grande arma che un uomo possa avere nei confronti di una donna: la tenerezza. O compassione, pietà, commiserazione, chiamatela come volete.
Mettetevi nei miei panni: il mio Massi sudato e visibilmente stanco morto, un broncio per la delusione (che attore!), la testa un po' piegata in giù, l'occhietto che ti guarda dal basso e un lamentoso "Ma io li voglio..."
E niente.
Più che breccia lo definirei squarcio.
Scacco matto.
Ce n'erano tanti di pronti, più di quelli necessari per fare le foto.
Io non ho detto niente, ma mi sa che il mio viso impietosito ha parlato per me. Lui ha capito che aveva fatto bingo e ha detto "Non ti preoccupare, prendo i più brutti", ed è partito con una manciata di lingue di gatto verso la doccia.
-_-
Lingue di gatto
Preparazione: 15 min.
Cottura: 10 min.
Riposo: nessuno
Porzioni: 75-80 circa
Kcal/porzione: 25 circa
Ingredienti:
- 120 g di albumi (circa 4)
- 120 g di farina 00
- 120 g di zucchero a velo
- 120 g di burro
- ½ cucchiaino di estratto di vaniglia (facoltativo)
Preparazione:
- Preriscaldare il forno a 220 °C in modalità ventilata, preparare un sac à poche con bocchetta tonda e liscia con ø 0,8 cm, e due teglie da forno rivestite con carta da forno.
- Pesare prima di tutto gli albumi¹ e poi regolarsi di conseguenza con tutti gli altri ingredienti, poiché devono avere lo stesso peso.
- In un'altra ciotola sbattere con delle fruste il burro con lo zucchero a velo fino ad ottenere una pomata chiara e liscia.
- Unire l'estratto di vaniglia se desiderato e poi gli albumi e la farina mescolando dal basso verso l'alto.
- Trasferire l'impasto nel sac à poche e formare sulle teglie tanti bastoncini² di circa 5 cm di lunghezza e ben distanziati fra loro (4 cm almeno).
- Infornare una teglia alla volta (per controllare meglio la cottura) per circa 7-9 minuti. Il tempo di cottura dipende dal forno di casa e occorre sorvegliare i biscotti perché tendono a brunirsi molto in fretta. Saranno pronti quando avranno un color nocciola sui bordi³, mentre l'interno dovrà rimanere chiaro.
- Una volta pronti lasciarli raffreddare completamente e consumarli, oppure conservarli in barattoli ben ermetici perché risentono molto dell'umidità.
Note:
- Gli albumi sono l'ingrediente di riferimento su cui basare tutti gli altri dosaggi. Il concetto è molto semplice: tutti gli ingredienti devono avere lo stesso peso degli albumi. Se avessimo quindi 112 g di albumi peseremo 112 g per tutti gli altri ingredienti.
- Si possono anche ottenere dei biscotti di forma tonda o a spirale. Per quelli tondi basta formare un cerchio di impasto largo un paio di cm o poco più, mentre per le spirali occorre utilizzare una bocchetta con ø 0,5 cm e formare dei bastoncini lunghi 15 cm circa. In questo caso a cottura ultimata, appena il biscotto è uscito ancora caldo, prelevarlo delicatamente dalla teglia e arrotolarlo sul manico di un mestolo di legno. Lasciarlo raffreddare e poi staccarlo delicatamente.
- Qualora il forno ventilato non cuocesse uniformemente, girare la teglia in modo che il biscotto prenda colore su tutti i bordi.
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"I più brutti", come li ha chiamati lui erano i biscotti che avevo messo da parte rispetto a tutti gli altri perché avevano un bordo rovinato perché in cottura li avevo distanziati troppo poco e per questo si erano attaccati uno all'altro, oppure perché leggermente più dorati perché il mio forno non cuoce in maniera perfettamente uniforme.
Tutti buoni comunque, tant'è che il mio furbetto finite le foto se li è spazzolati.
E checché se ne dica... anche le titolari di blog (che il termine foodblogger mi sa che non mi si addice) hanno il loro bel daffare. Altro che!
Ma sono bellissimi questi biscotti....e chissà che buoni! Ha ragione il tuo maritino a non poter aspettare le foto.
RispondiEliminaA casa mia succede più o meno lo stesso, solo che io, oltre al marito , ho anche mia figlia sempre affamata che non può aspettare nemmeno 5 minuti , figurarsi il tempo di qualche foto...
ahahahahah giuro mi hai fatto troppo ridere con questo tuo post.. Mi sembra di ritrovarmici appieno in alcune situazioni... Comunque sia.. poveri uomini ahahaha.. E che bontà ste lingue.. baci e buon sabato :-D
RispondiEliminaEhehhe vedo che è una cosa comune. Come si dice? Mal comune mezzo gaudio? EHEHHEEH Baci!!
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