lunedì 26 maggio 2014
Baton Rouge, capitale della Louisiana, non era fra le tappe previste nel nostro viaggio. Si sa però che siamo zonzoloni e quando ci spostiamo lasciamo largo spazio all'avventura e talvolta all'improvvisazione, per cui quando l'abbiamo dovuta praticamente oltrepassare per raggiungere New Orleans ci siamo detti "perché non ci fermiamo pure qui a dare una sbirciatina veloce?" e così è stato.
L'origine del nome Baton Rouge, che in francese significa "bastone rosso", è ben descritta in questo sito qui; traducendo dall'inglese si tratta in sostanza del nome dato dai primi esploratori francesi che nel 1699 arrivarono in queste terre dominate ancora da varie tribù indiane. Scelsero questo nome poiché avevano trovato pali, stecchi (bastoni appunto) su cui venivano attaccate carcasse (generalmente teste) di animali portati in sacrificio dagli indiani che insanguinavano il legno colorandolo di rosso e che probabilmente servivano per segnare confini e differenziare territori di caccia delle varie tribù.
La prima attrazione che abbiamo deciso di visitare è stata l'Old State Capitol, la vecchia sede del Campidoglio risalente al 1929 che si trova in pieno centro. La struttura oggi è adibita a museo, poiché la nuova sede è stata trasferita nel Louisiana State Capitol. L'ingresso è gratuito e per gli orari consigliamo di consultare il sito ufficiale qui. E' bene tenere presente che di solito i musei americani chiudono molto presto; questo salvo cambiamenti chiudeva tutti i giorni alle 16:00!
Appena entrati siamo rimasti stupefatti e affascinati; non preparati a questa meta non sapevamo cosa aspettarci. Una bellissima scala a chiocciola che domina un grande atrio decorato e piuttosto buio (a dispetto della facciata luminosa e bianca) ci ha fatto immediatamente capire che questo palazzo meritava una bella visita.
Ci sono venute incontro due signore "agées" (mettiamola così va... per essere eleganti alla francese, visto che siamo in Louisiana) volontarie della struttura che, con una gentilezza unica, si sono proposte di farci da guida.
Capendo che eravamo turisti stranieri una delle due ci ha parlato per una quindicina di minuti della struttura in maniera chiara e comprensibile (capacità rara per gli americani che generalmente risbrodolano alla stessa maniera le parole anche se gli si chiede cortesemente di ripetere). Ci ha descritto la storia del palazzo, fatto una panoramica delle varie sale e di cosa potevamo fare e vedere all'interno del Campidoglio, dopodiché ci ha lasciati liberi di esplorare la struttura.
Come sempre quando c'è da metter mano a musei, sale, racconti storici, marketing e comunicazione, gli americani sono dei maestri e questo museo non fa eccezione: la rappresentazione storica del posto, la documentazione esposta (spesso non con oggetti originali ma ricostruzioni) è fatta in maniera impeccabile; si passa da video tridimensionali, luci, computer touchscreen, a attività che coinvolgono attivamente il visitatore stesso, rendendo la visita scorrevole e piacevole.
La cosa che però più ci ha affascinati è stata la straordinaria cupola a mosaico che si irradiava sulle nostre teste esattamente sopra la scala a chiocciola che si sviluppa proprio intorno al pilastro portante. Uno spet-ta-co-lo!
Siamo saliti bramosi di vedere il resto. Abbiamo visitato le sale ai lati, quelle che ospitavano il Senato e la Camera dei Deputati e le altre sale limitrofe, dove siamo stati letteralmente rapiti dalle luci che attraversano le vetrate a mosaico. Abbiamo capito molto bene perché questa struttura funge oggigiorno non solo da museo ma anche da sale per ricevimenti e matrimoni. Una sala è stata addirittura adibita a raccogliere le fotografie di coloro che hanno festeggiato il matrimonio fra queste mura.
Prima di uscire siamo passati a salutare le signore che ci avevano accolto all'ingresso per ringraziarle e per farci consigliare un posticino carino dove poter assaggiare la cucina tipica del posto che fosse anche economico, ma soprattutto vicino visto che il tempo stava peggiorando e noi non avevamo voglia di riprendere la macchina per spostarci in città.
Dopo tanta carne, T-bones, burger, briskets eccetera era giunta finalmente l'ora del pesce e della fantastica (ma che dico fantastica?), straordinaria (ma che dico straordinaria?), superlativa cucina della Louisiana: un mix di piatti, ricette e culture che hanno dato vita a una delle cucine più intriganti che esistano al mondo.
E io... non aspettavo altro!
E' al Poor Boy Lloyd's che ho assaggiato la prima cup di Seafood Gumbo della mia vita. La "cup" si differenzia dalla "bowl" per le dimensioni: la prima è piccola (come si vede in foto), mentre la seconda è una porzione normale. Il Gumbo è una delle ricette tipiche della cucina cajun, ossia dei francesi dell'Accadia canadese spostati forzatamente dagli inglesi in Louisiana, che prevede una 'zuppa' a base di riso con aggiunta di pesce o carni e quasi sempre con aggiunta di qualche insaccato a pezzetti.
Un piatto che racchiude in sé non solo sapori forti e buonissimi, ma tutta la storia degli immigrati francesi, africani e spagnoli che hanno fuso le loro origini, culture e tradizioni per costruire la storia di questi luoghi. Gustare il Gumbo non è solo assaggiare una semplice zuppa, è assaggiare un pezzo di storia americana.
Ne abbiamo assaggiati anche di migliori, ma di questo parleremo in un post speciale tutto dedicato a questa straordinaria cucina.
Il nostro pranzo è proseguito con un "cake" di granchio (che non si vede perché sommerso di patatine fritte) davvero buonissimo. Si tratta della polpa di granchio tritata, mescolata con ingredienti vari che cambiano a seconda del ristorante e poi impanata e fritta. Generalmente viene servita (anche se purtroppo qui non si vede bene) sul guscio della chela rotta a metà.
Anche Massimiliano ha voluto provare un piatto tipico (molto più american style però): il Po'Boy (o Poor Boy), un sandwich con pane tipo baguette, che a differenza del classico panino "bun" non è molliccio e tondo, e che viene farcito con pesce fritto o con roast beef. In pratica un nostro classico buon panino ben farcito accompagnato con patatine fritte.
Il locale che ci hanno consigliato le signore tutto sommato non ci ha deluso, soprattutto come primo approccio alla cucina cajun e creola.
Riassumendo:
Periodo: febbraio 2014
Dove: Poor Boy Lloyd's, 201 Florida St - 70801 Baton Rouge (Louisiana, USA)
Pregi: buona cucina locale, locale accogliente ma senza pretese, piatti in ceramica (non da poco in USA!), economico.
Difetti: i crackers per accompagnamento al gumbo noooo!
Appena usciti dal locale siamo stati investiti da raffiche di vento che manco avesse dovuto passare un uragano da lì a un minuto. Ci siamo diretti subito al Louisiana State Capitol, la nuova sede del Campidoglio. Avrei voluto fotografarlo da fuori ma mi si sarebbero staccate le dita dal freddo, per cui ci accontentiamo di averne fotografato almeno l'interno. Per avere un'idea di come si presenta in una splendida giornata di sole basta cliccare qui.
Anche questa struttura è pubblica e gratuita e all'ingresso, come per tutti i Campidoglio delle Capitali USA, si deve passare dal controllo sicurezza.
Dalla hall centrale si può accedere alle sale del Senato e dei Deputati (Representatives). Al contrario di Austin quando siamo andati noi non era in corso nessuna seduta per cui le sale erano completamente vuote, salvo un paio di inservienti che si stavano facendo una bella pennichella post pranzo e che abbiamo svegliato entrando. ;-)
Con la sua torre centrale costituisce l'edificio più alto della città. Grazie a un ascensore si può salire fino in cima dove si trova un piccolo shop con cianfrusaglie varie (sì, pure quassù!), ma soprattutto da dove si può godere di una splendida vista della città. Il temerario Massi ha sfidato le correnti d'aria per scattare queste foto, io per paura di volare via mi sono "goduta" tutto dalle grandi porte a vetri.
Non abbiamo dubbi che questa città abbia da offrire molto di più, ma visto il meteo avverso, il poco tempo a disposizione e il fatto che si trattava di una tappa non prevista, siamo risaliti in macchina per riprendere il nostro viaggio. Nella foto qua sotto eravamo appena partiti e stavamo attraversando l'Horace Wilkinson Bridge, il ponte che collega le due sponde opposte del fiume più lungo del Nord America, il Mississippi.
La prossima tappa degli zonzoloni? New Orleans e la straordinaria cucina della Louisiana. A presto!
che lusso...
RispondiEliminaBei posti davvero..diversi dai nostri.
Kiss.
Inco
Vuoi farci morire di invidia.. lo so lo so :)
RispondiEliminabelle le foto, bellissime.. non sembra nemmeno l'America.. Quel palazzo è davvero splendido!
a presto Zonzolina:*
garzie per avervi fatto conoscere questa meraviglia che nemmeno sapevo che c'era
RispondiEliminaDevo smetterla di leggere il tuo blog....mi fai venire troppa voglia di partire!!!! :ppp
RispondiEliminaEd ecco un altro capitolo delle vostre zonzolate! quei piatti me li sparerei subito adesso, ho saltato il pranzo e son famelica!
RispondiEliminaMamma che splendido viaggio!!!!
RispondiEliminaCara Zonzolona, un reportage che mi ha fatto riaffiorare la voglia di partire...che poi non riaffiora un bel niente perché è sempre a galla 'sta voglia di partire ;-). Bello il post e carina anche la descrizione del pranzetto consigliato dalle signore. Amo vedere pranzi e cene di chi viaggia, anche questa è cultura! Un bacione
RispondiEliminaLa voglia di partire ve la voglio far venire ma senza alcuna invidia, quella assolutamente no :-) Grazie per la visita e per i vostri commenti. Un abbraccio a tutti e buona serata! :-)
RispondiElimina